ritorni

vincenzo montisano


Disperdo la razione migliore del seme nella sterilità del verso.

Non animale da passeggio, ma delle bestie adesso che taci
preservi quella occulta, la corda più umana.
In questa stanza lo siamo – i flutti grigi dell’erba,
il vino scolato da coppe di reggiseno finora cave,
il tuo star bene alla fascinazione di Buckley – lo siamo
manipolatori rivoluzionari dello stupore?

Aerostazione sfrangiata dal vento, nel tramonto
la disaffezione l’ho messa a macerare nel mio stesso sangue.
La stanza sradicata – l’afrore privato tuo tra seno e ascella
che amo con cura ora che ci si disperde:
conglobiamo l’assenza bovina della comunità
col cui assenso si compie questo e ogni altro stupro terreno.

novembre 2017

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