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Un parco, una panchina, un’epidemia esistenziale. Intorno i segni di un’epocale metamorfosi. La confessione di un vecchio amico, tanto oscura quanto inquietante, sembra minacciare radicalmente il mondo di Hugo Boll, ricco ereditiere europeo ora in bancarotta. La realtà si sfalda lenta e inesorabile sotto il suo sguardo disincantato. La città di *** è in ginocchio, accusa il protrarsi della crisi economica; le strade si ingorgano di miseria e l’indole della cittadinanza approda a sentimenti di profonda diffidenza.

Hugo Boll, dopo aver dilapidato il patrimonio familiare in nome di un ideale, infilerà una serie di lavori saltuari e relazioni ambigue. L’ultima certezza rimastagli, l’essere vivo, diverrà anch’essa a poco a poco un’ipotesi arbitraria. L’esistenza come lotta per la conquista identitaria all’alba del ventunesimo secolo. Un delirante itinerario attraverso le nevrosi assurde e disumanizzanti della contemporaneità.

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Corti


Diseducation – Italia, 2020

Materiale video_found footage reperito su Archive.org
Musica_Musica Ricercata n°2, Statea, Murcof/Vanessa Wagner

letture consigliate


Quando si conosce l’odore della provincia, l’olfatto è compromesso ovunque si andrà a ficcare il naso. Non importa il colore delle notti spese a trovare un ipotetico posto nel mondo. Non importa se si è una puttana sognante l’Argentina o un “incantato” che cerca controvoglia di risalire una scala sociale covando in sé il germe dell’insensatezza. Non importa: si resta quel ventre periferico rigonfio d’aborti a venire.

I Superflui, di Dante Arfelli [Readeforblind] è un cappotto di panno verde, tarmato, indossato in gioventù e a lungo dimenticato nell’armadio di qualcun altro. Dalle sue tasche spandono aspre ombre d’ineluttabilità e acerbe albe di speranza.

vincenzo montisano

Non ero mai stato a Venezia, prima di questa lettura. Non si può dire d’averla visitata se non tramite questo ausilio fantasmatico. Qui, Venezia è deformazione esperienziale di una data realtà. Realtà nota, umida, vacanziera. L’occhio guarda sempre a distanza. L’occhio è la distanza. Temporale. Spaziale. Interiore. La vista è la sterile immediatezza delle velleità turistiche del pensiero. In Fondamenta degli incurabili esiste una realtà più autentica, più reale, perché trasfigurata dall’estetica di un Maestro. Nella scrittura di Brodskij ravviso qualcosa di indecifrabile che spesso confondo con la bellezza.

vincenzo montisano

Fulminante e sentito romanzo “ferroviario” di Mathias Enard, edito da Edizioni_eo. Scoperta per caso, questa storia si snoda sui binari della transiberiana con il tono intimo della lettera, della confessione. Da un capo all’altro della Russia, attraverso un’amicizia e un amore triangolari.

vincenzo montisano

Se di notte uno che ti detesta beve o si droga fino a svenire, sono cazzi suoi. Ma se poi la mattina dopo, per un’inspiegabile maledizione, sei tu a ciucciarti i suoi postumi, mentre lui è fresco come il culo di un bambino appena mondato? E se lui esagera, progetta di ucciderti, e tu continui a star male come un cane? Allora Dorian Gray ti sembrerà uno scolaro in calzoni. Parlata, più che scritta, la lingua di Welsh prende a schiaffi secoli di Scozia affogata in un bigotto, asfissiante calvinismo e innervata dalla vera gioventù bruciata che squagliando l’eroina ha inventato la pioggia a Edimburgo.

Se l’odio è il segno dei nostri tempi, Welsh è il messia.

vincenzo montisano

S. Dovlatov mi portò a sentire Oscar Peterson suonare in americano nel cuore dell’Unione Sovietica. Mi parlò di sua moglie che lo amava. O forse no. Mi confessò che l’URSS scricchiolava suggerendo ancora soluzioni d’esilio. Poi disse che il male e il bene, nell’anima ambigua di un regime, stavano proprio dalla stessa parte. Ma questo non lo disse che sussurrando.

vincenzo montisano


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