cartolina #2

Mario, ti scrivo per dirti che quest’anno, mentre ero in vacanza al mare, ho cambiato gusti. Non mi fanno più schifo le beghe familiari per la spartizione dell’eredità. Sono cosa umana, di poco conto. E se ci sono cose che adesso mi fanno schifo, queste non sono i vermi sarcofagi o le battute di caccia grossa. Né più le subculture, che se è uno è metallaro allora nero, capelli lunghi e borchie, e se uno è hippopparo allora cappello e maglie e pantaloni larghi, e uno ci entra, nella subcultura, e si sente al sicuro. Lo so, tu mi dirai che ho odiato e schifato gli utensili da cucina e le barche e i tele e i microscopi, ché non c’è davvero niente da vedere oltre a ciò che si vede già. E anche certi tipi caratteriali, con tutto me stesso. Come chi non beve prima di pranzo, chi ha delle certezze, chi mangia le amarene a cena e poi si azzarda a morire quando la luna è piena e, in cielo, si vede alta, chiara e tonda e poi, dopo che uno è morto, non si vede più. Ma, ti dico, quest’anno sono cambiato. Niente, nemmeno gli herpes vaginali o le piattole, le molte varianti sifilitiche, nulla nemmeno mai m’ha fatto schifo quest’anno più di un piede di donna: e non un tipo di piede di donna qualsiasi o di qualunque foggia e iscritto in chissà che nomenklatura ufficiale dei tipi di piedi di donna che si muovono infestando il pianeta. Ma un tipo specifico di piede di donna, quello che propriamente poggia su un tipo specifico di scarpa di donna. Il tipo di piede di donna di cui parlo è snello e vitale, anche troppo. Quasi forzatamente, nervosamente vitale. Il malleolo è ossuto e asciutto. E il tipo di scarpa di donna di cui parlo è la decollete peep toe con plateau, aperta sul davanti e con la fibbia anteriore a nove o dodici centimetri da terra. Il tipo di piede di donna può appartenere a una cassiera o una contessa, è indifferente. Basta che abbia superato gli anta. E il tipo di scarpa di donna può essere di proprietà o a prestito. L’importante, perché una dose consistente di schifo si presenti in tutto il suo fumido splendore, è che i due elementi, il tipo di piede di donna e il tipo di scarpa di donna appena descritti, si presentino contemporaneamente e sotto certe condizioni su cui seguiterò a dire, tentando di ordinarle dalle più generaliste alle più singolari. Uno: l’evento deve accadere di sorpresa. Uno, cioè io, è lì e non ci pensa. Né ai tipi di piedi né ai tipi di scarpa di donna. E poi gli occhi, così, gli cadono in basso, su un bus o in fila dal medico, e, in mezzo a calzature maschili e femminili più urbane, allora tran! vedono: quel tipo di piede di donna su quel tipo di scarpa di donna e dunque gli occhi gli continuano a cadere, colando dalle orbite, tanta è l’impudicizia, il graffio che quell’immagine appena registrata infligge allo spirito. Due: il tipo di piede di donna deve avere le dita molto lunghe e il tipo di scarpa di donna che la donna ha scelto, per svista, o peggio, per sciatteria, deve avere il plateau molto corto rispetto alle dita dei piedi, che già son lunghe, e fanno sì che il plateau del tipo di scarpa di donna appaia molto più corto di quanto in realtà già non sia. Tre: a quel punto se uno, cioè io, c’ha il fisico, e non ha ancora vomitato o stramazzato a terra per lo schifo e lo scoramento di una così viva volgarità, succede che le dita di quel tipo di piede di donna, che son lunghe, molto più lunghe del plateau, corto, ma che ora risulta anche più corto di prima, sporgeranno da quel tipo di scarpa di donna, e non solo non si accontenteranno di sporgere appena da quel bordo ma, con lo smalto rovinato, cosicché si intraveda sotto lo sbercio dell’unghia, tutte e dieci le dita di quel tipo di piede di donna si inizieranno ad aprire a ventaglio, come se fossero dotate di volontà proprie, e infine si andranno ad arpionare al plateau di quel tipo di scarpa di donna senza vergogna, come quei denti che a uno, cioè io, spuntano a caso nel palato un mercoledì pomeriggio mentre fa le parole crociate. Che c’è al mondo di più naturalmente obbrobrioso, ripugnante, stomachevole di quelle dita slargate e impaurite che tentato in ogni modo di tener saldo, a quel tipo di scarpa di donna, quel tipo di piede di donna sgraziato, e irrispettoso per la vista altrui? Niente, dico io. Assolutamente niente.

P.S.

Però, bè, sarai d’accordo con me che sto facendo dei gran balzi in avanti, se consideri che l’anno scorso mi facevano schifo persino gli uomini di nome Mario.

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