Ricordi senza preavviso, di Marco Casini
Testo di Vincenzo Montisano
Se il tempo è lo spazio della memoria, allora i ricordi sono il suo punto di fuga prospettico. Ma entrando nella tua vecchia casa, rimasta disabitata, ci si rende conto di quanto la mente non possa intendere né trattenere l’interezza del tempo, così come l’occhio, mettendo piede in una cattedrale, penetra all’istante la profondità di campo della navata.
Al tuo posto si contano i detriti sparsi per la casa dalla scia dell’assenza. Tutto ha cambiato segno, tutto aveva mostrato il suo volto più distante ed estraneo. Le piante alle finestre perdevano colore. I tappeti si arrotolavano e si mettevano da parte. Le fodere dei divani avevano silenziosamente intrapreso un processo di autoconsunzione irreversibile. Tirare i mobili in mezzo alle stanze, non serve a niente: non hai deciso di nasconderti lì dietro per un vezzo o un tremendo gioco dell’infanzia. Scrostare la carta da parati con le foglie d’acanto, neanche. Significa, al limite, rinvenire ancora più nuova e odorosa la muffa, che si esprime attraverso la lingua della verità: un’esistenza si consuma esposta al calendario come il ferro a contatto con l’umidità dell’aria. […]