A volte capita, di Paolo Adolfo Folli
Testo di Vincenzo Montisano
A volte, capita di entrare nelle stanze distrattamente, senza prestare attenzione alle cornici delle foto di famiglia, ai ninnoli-ricordo di qualche matrimonio osceno, alla tv accesa davanti all’intimità delle poltrone, alle chiavi della moto, alle pillole sparse sul tavolo, ai centrini ricamati dalla passata generazione, alle lampade spente, alle librerie sventrate. Se si guardasse la porta della stanza, così come si fa, coi piedi immersi nella fretta, il telaio quadrato, le mostrine, il battente di stampo industriale, la maniglia in finto ottone, persino i cardini nascosti nei fianchi lineari, si direbbe che, rendendola funzionale, siano gli elementi che le accordano il diritto di esistere al mondo, il nostro, fottuto dalla vista, obnubilato dall’udito, dal tatto, dall’olfatto, dal gusto. E invece, questa non è che una riduzione razionale del campo sterminato delle possibilità. Un esiguo e infinitesimo brandello di ciò che, con rischi immani, potrebbe essere definita come la verità. […]